E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

mercoledì 29 giugno 2011

Aspettando il Mariage Princier




Manca pochissimo al secondo matrimonio dell'anno, dopo quello di William e Kate, quello tra il principe Alberto di Monaco e Charlene Wittstock! Evento che attendo con grandissima curiosità perché se quello celebrato ad aprile a Londra è stato definito il matrimonio del secolo, questo di Monaco sarà senza dubbio il matrimonio più glamour! Il Principato di Monaco è la cornice perfetta per un matrimonio glamour: il sapore antico di nozze principesche che incontra un contesto alla moda e vip come quello di Montecarlo, un mix esplosivo! Effettivamente, l'ultimo matrimonio di un principe regnante fu uno degli eventi mediatici più grandi della sua epoca: le nozze di Ranieri con la mitica Grace Kelly, la principessa attrice! In quel lontano 1956 il mondo sognò vedendo quelle scene in bianco e nero... e il ricordo della principessa Grace è ancora vivo!

E ora, oltre cinquant'anni dopo, toccherà ad Alberto e Charlene far tornare Monaco ai fasti di quell'epoca! Trovo che Charlene sia una donna molto elegante e graziosa e penso che non sfigurerà nel confronto con la celebre suocera! Sono curiosissima di vedere come sarà il suo abito da sposa! Pare che l'abito sarà disegnato da Armani...

Parlando di abiti, l'immagine che vedete sopra ritrae Grace Kelly il giorno del matrimonio, indossava un abito veramente splendido che a distanza di tantissimi anni ancora fa la sua figura e di certo la bellezza della sposa ha contribuito ad impreziosirlo ulteriormente.

Romantici di tutto il mondo siete avvisati: ecco un'altra favola di una Cenerentola moderna che sposa il suo principe pronta a farci sognare grazie al matrimonio più glamour dell'anno!

domenica 26 giugno 2011

Ritratto di signora: Grace Kelly




Grace Kelly nacque a Filadelfia nel 1929, la sua famiglia era tra le più importanti della città. Nonostante il poco entusiasmo della famiglia, la giovane Grace iniziò a provare interesse per il mondo del cinema e dopo aver iniziato come modella approdò sul set nel 1951; in poco tempo divenne una delle attrici più famose dell'epoca grazie a film come Mezzogiorno di fuoco, Mogambo, Il delitto perfetto, La finestra sul cortile, La ragazza di campagna per il quale vinse l'Oscar come migliore attrice nel 1955, Caccia al ladro e Alta società. Bellissima ed elegante fu la musa ideale di Alfred Hitchcock, il quale la soprannominò Ghiaccio bollente. Uno degli ultimi film da lei interpretati dal titolo Il cigno la vedeva impegnata nel ruolo di una principessa... ruolo che di lì a poco avrebbe assunto nella vita reale: infatti, durante le riprese di Caccia al ladro in quel di Montecarlo conobbe il principe Ranieri, i due si innamorarono e si sposarono nel 1956; Grace divenne principessa e si ritirò dal mondo del cinema. La coppia ebbe tre figli: Carolina, Alberto e Stefania. Nel 1982, molti anni dopo l'ultimo ruolo interpretato, Grace stava lavorando ad un nuovo film... ma il destino non permise alla principessa di tornare a brillare sullo schermo: il 13 settembre rimase vittima di un incidente stradale mentre si trovava alla guida della sua macchina insieme a Stefania, la figlia riportò ferite lievi mentre lei riportò due emorragie cerebrali, di cui una molto grave. Grace non riprese mai conoscenza e si spense il giorno dopo; aveva solo 52 anni.

Grace Kelly è considerata una delle più belle e brave attrici di sempre, donna dall'innato fascino ed eleganza, è un modello intramontabile di stile. Un'attrice destinata ad essere una principessa, certamente la principessa dello stile! Il cui mito non può che continuare ad ispirarci!

giovedì 23 giugno 2011

La storia di Carlotta Valdes




Vi racconto la storia di Carlotta Valdes. La bella Carlotta, la triste Carlotta. Nacque nel 1831 in un villaggio spagnolo a sud di San Francisco e si esibiva come cantante in un cabaret, finché un uomo ricco e potente la notò e la portò via con sé, facendone la propria amante. L'uomo le fece costruire una casa grandissima ed ebbero una figlia. Nessuno sa dopo quanto tempo e quanto furono felici, ma ad un certo punto l'uomo si stancò di lei e siccome dalla moglie non aveva avuto figli si tenne la bambina e scacciò la madre, cosa che a quel tempo si poteva fare. Carlotta si ritrovò a vivere da sola in quella grande casa... e lentamente finì per impazzire, diventando Carlotta la pazza. I suoi abiti divennero sempre più logori e sporchi e si dice che andasse per strada chiedendo ai passanti "Avete visto mia figlia?", "Dov'è mia figlia?". Alla fine, vittima della disperazione e della follia, si uccise a soli 26 anni.









Questa storia viene raccontata nel film La donna che visse due volte, credo che sia stata inventata appositamente per il film, non ha niente di vero... ma l'ho sempre trovata commovente. Siccome questo è uno dei miei film preferiti, ho pensato di condividere con voi questa storia e di consigliarvi la visione di questo classico di Hitchcock: un vero capolavoro!


martedì 21 giugno 2011

Ritratto di signora: Marilyn Monroe




Norma Jeane Baker nacque nel 1926 a Los Angeles, la sua fu un'infanzia tormentata e difficile: non incontrò mai il padre naturale, un uomo sposato che aveva avuto una relazione con la madre e la stessa madre era affetta da disturbi mentali che non le consentivano di occuparsi di lei, così la piccola Norma per anni passò da una famiglia affidataria all'altra e da un istituto all'altro. Il desiderio di avere un punto di riferimento la spinse a sposare a soli 16 anni James Dougherty, ma il matrimonio durò pochi anni, complice la decisione di lui di arruolarsi in marina, cosa che lo tenne a lungo lontano da Norma. Intanto, la futura Marilyn in quel periodo aveva trovato lavoro presso un'industria aeronautica che produceva paracaduti e il suo destino da diva stava per compiersi: un fotografo impegnato a documentare il lavoro femminile nel periodo bellico la notò e la convinse ad intraprendere il lavoro di modella, questo è il primo passo di Norma verso il mito. Dapprima arrivarono le copertine delle riviste e poi il cinema: nasce così Marilyn Monroe. Iniziò con piccole parti ma ben presto si trasformò in una star di prima grandezza grazie a film cult come Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, La magnifica preda, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo e Gli spostati. In pochi anni divenne una diva, un'icona glamour e un sex symbol, anche se sul grande schermo interpretava quasi sempre il ruolo della ragazza svampita, Marilyn era in realtà una donna intelligentissima e un'attrice sensibile. Famosi i matrimoni con due delle personalità più importanti dell'epoca: prima il campione di baseball Joe Di Maggio e poi il commediografo Arthur Miller, purtroppo entrambe le unioni naufragarono dopo poco tempo. Nel 1960 ebbe un flirt con Yves Montand ma soprattutto celebre è stato il legame con i due Kennedy, JFK e Bobby. Eppure, Marilyn era sempre più sola e infelice, forse a causa delle sue storie sentimentali poco fortunate o della mancanza di figli, e questo la portò a rifugiarsi nell'alcool e nelle droghe. Negli ultimi tempi era vittima di continue crisi isteriche, sul set si dimostrava inaffidabile e ritardataria, nemmeno l'analisi riuscì ad aiutarla a stare meglio. La fine è ormai vicina: muore il 5 agosto 1962 a soli 36 anni. Una morte ancora misteriosa: suicidio, incidente o complotto?

Marilyn, assieme ad Audrey Hepburn, è l'icona più citata del cinema mondiale, un mito e un fascino senza tempo. La sua vita, fin dalla nascita, fu segnata da un alone tragico che non l'ha mai abbandonata, fu una donna amata e idolatrata da milioni di ammiratori ma probabilmente non fu mai veramente amata da nessuno degli uomini che le furono accanto, forse abbagliati più dal mito della diva che dalla ragazza desiderosa di affetto sincero. Mi piace ricordarla come la svampita Zucchero Kandinsky di A qualcuno piace caldo, come la ragazza che canta Diamonds Are a Girl's Best Friend di Gli uomini preferiscono le bionde o nella famosa scena dell'abito bianco in Quando la moglie è in vacanza, una donna allegra e in fin dei conti ottimista che poteva sperare davvero nel lieto fine. Almeno nei suoi film, visto che la vita non le ha concesso nessun happy ending.

domenica 19 giugno 2011

Le farfalle di Keats




Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d'estate - tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria.

(da una lettera di John Keats a Fanny Brawne)

giovedì 16 giugno 2011

Australia








1939, Lady Sarah Ashley è un'aristocratica inglese che si reca in Australia per recuperare il marito, lì si scopre vedova ed ereditiera del ranch di Lord Ashley con annessi guai: un proprietario terriero senza scrupoli ambisce a portarle via la proprietà e a Sarah non resta che affrontare un lungo viaggio nell'entroterra australiano per portare il bestiame a Darwin e venderlo, in tale impresa sarà aiutata da un rude mandriano di cui s'innamorerà e da Nullah un piccolo meticcio figlio di un'aborigena e un inglese. Portata a termine l'impresa e ottenuto il denaro per risollevare il ranch, Sarah e il mandriano torneranno alla fattoria e vivranno un periodo felice prima di una separazione: lui, anima libera, decide di partire per un viaggio di 6 mesi, lei torna a Darwin nella speranza di ritrovare il piccolo Nullah, costretto in una missione religiosa per il "recupero" dei bambini meticci, e si stabilisce lì. I tragici eventi del bombardamento giapponese della città riuniranno alla fine i tre e dopo varie peripezie ci sarà spazio per il lieto fine.


Film di Baz Luhrmann dopo Moulin Rouge, Australia si può considerare un omaggio alla terra d'origine del regista, un kolossal che è stato definito il Via col vento australiano; un'epopea di amore e guerra nel segno della tradizione hollywoodiana. Rispetto ai film precedenti di Luhrmann questo non è caratterizzato dall'anima pop, visionaria e kitsch tipica del suo cinema, ma si tratta di una pellicola più rigorosa e interessata più che altro all'aspetto storico/paesaggistico. Visivamente è comunque straordinario, cartolina perfetta della bella e selvaggia Australia. Il film pone l'attenzione su una piaga del passato di questo Paese, le cosiddette generazioni rubate: fino al 1973 i bambini nati da coppie miste venivano strappati alle madri ed educati come bambini bianchi e solo nel 2008 il governo australiano ha formalmente chiesto perdono per questo. Il film dimostra quanto fosse radicato un profondo sentimento razzista dei bianchi nei confronti degli aborigeni e fa riflettere su quanti misfatti siano stati commessi in nome di tale follia. Uno dei personaggi più intensi della pellicola è King George, mago e nonno del piccolo Nullah: un'ombra benevola che veglia sempre su di lui e che alla fine porterà il nipote in viaggio con sé alla scoperta della sua cultura e della magia ad essa legata, simbolica e concreta emancipazione dalla pretesa dei bianchi di strappare questi bambini alle proprie origini. In Australia la musica ricopre un ruolo estremamente importante, gli aborigeni usavano creare canzoni per qualsiasi cosa, alberi, fiumi ecc., e l'elemento canzone è il filo conduttore del film: attraverso la musica i nostri eroi sapranno sempre ritrovarsi "Io ti canto a me, Mrs Boss" dice Nullah e Sarah risponde "E io ti sentirò". La canzone ricorrente è Somewhere Over The Rainbow del Mago di Oz, canzone dell'arcobaleno che incanta il piccolo meticcio. Un kolossal straordinario, commovente e intenso, bravissimi i protagonisti dalla Kidman a Jackman, dal bambino al misterioso King George, simbolo di un mondo magico (da guardare con curiosità e rispetto) che appartiene un po' a tutti noi. Grazie a questo film Luhrmann torna a lavorare con Nicole (peccato manchi Ewan McGregor, come vorrei che il team di Moulin Rouge si riunisse prima o poi...), mi dispiace solo che Baz ci metta anni e anni a realizzare un nuovo film: lo considero uno dei registi più originali e visionari del panorama internazionale e vorrei che tra una sua perla e l'altra non passasse così tanto tempo! Consigliato!


Voto: 8,5


martedì 14 giugno 2011

Ritratto di signora: Elisabeth Vigée-Le Brun





Elisabeth Vigée nacque a Parigi nel 1755, a sei anni venne mandata in collegio nel convento della Trinità; pare che non facesse altro che disegnare su qualsiasi superficie, dai quaderni alle pareti. Il padre, che era pastellista, riconobbe subito nella figlia quel grande talento che ne avrebbe fatto una delle ritrattiste più grandi del suo tempo. A undici anni lasciò il convento per tornare a vivere in famiglia. Dopo la morte del padre decise di buttarsi a capofitto nella sua grandissima passione per l'arte: praticamente a quindici anni era già una pittrice professionista. Gli ordini per lei non mancavano dal momento che aveva la stima di due importanti signore: Madame de Verdun e la duchessa di Chartres. Nel 1775 offrì due sue ritratti all'Académie Royale, ottenendo così l'ammissione alle sedute pubbliche; mentre nel 1783 fu ammessa All'Accademia Reale di pittura e scultura. Nell'agosto del 1775 sposò Jean-Baptiste-Pierre Le Brun, pittore senza arte né parte, non un marito raccomandabile e persino giocatore, che tuttavia ci sapeva fare come mercante di quadri e questo fu molto importante per sponsorizzare la carriera della moglie. Nel 1780 Elisabeth diede alla luce la sua unica figlia. Il suo successo come ritrattista, intanto, non fece che crescere al punto da attirare l'attenzione di Maria Antonietta che fece di lei la sua pittrice ufficiale, anche se tale amicizia portò l'artista al centro di maldicenze e pettegolezzi da parte dei nemici della regina. Sembra che ebbe per amanti il conte di Vaudreuil e il ministro delle finanze Calonne. Nel 1789 nel pieno della Rivoluzione francese decise di fuggire da Parigi con la figlia e continuò a dipingere in tutte le maggiori corti europee: Roma, Londra, Vienna, San Pietroburgo. Nel 1800 la figlia si sposò e tale matrimonio deluse molto la pittrice che si sentì abbandonata al punto che non si riconciliò mai completamente con lei. Nel 1809 Elisabeth prese a vivere tra Parigi, dovre aprì un salotto, e Louveciennes, in una casa in campagna. Tra il 1813 e il 1820 perse la sua famiglia: prima il marito, poi la figlia e infine il fratello. Nel 1835 pubblicò i Souvenirs. Si spense nel marzo del 1842.

Elisabeth Vigée-Le Brun è un raro esempio di donna del passato che è riuscita ad emergere e a lasciare un segno indelebile nel mondo, una donna sicuramente da ammirare per questo, per aver creduto nel proprio talento e non essersi arresa. I suoi ritratti eleganti e romantici ci raccontano di un'epoca di splendore destinata a finire per sempre con la Rivoluzione francese, volti di regine e nobildonne spesso travolte dalla storia a cui l'artista, nonostante tutto, ha saputo donare un'eternità di fascino e ricchezza.

domenica 12 giugno 2011

Facebook ai tempi di Jane Austen!




Ebbene sì, Facebook esisteva già all'epoca di Jane Austen!!! E già a quel tempo era uno strumento inimitabile per condividere pensieri, emozioni, eventi e molto altro!!! Proprio come oggi!!! E ovviamente tutti ma proprio tutti avevano il loro profilo: Elizabeth, Darcy, Jane, Bingley, Mr Collins, Lady Catherine de Bourgh...

Non ci credete? Guardate qui!









L'immagine che vedete qui sopra sarebbe uno dei pochissimi ritratti di Jane Austen esistenti al mondo. Si tratta di un acquerello contenuto in un album appartenente allo scultore Simon Wheeler, che il padre trovò in una libreria di Canterbury negli anni Cinquanta; l'album contiene diversi ritratti e paesaggi ad opera di James Stanier Clarke, bibliotecario del Principe Reggente, che conobbe Zia Jane nel 1815. Pare che il padre di Wheeler abbia studiato il ritratto per anni al punto da convincersi infine che quello fosse un rarissimo ritratto della Zia. Il Jane Austen Centre di Bath crede che quello sia senza dubbio un ritratto di Jane, anche se il National Portrait Gallery non ha verificato.

Chissà se sia veramente Jane... comunque, ha dello straordinario l'aver ritrovato forse un suo ritratto in maniera tanto casuale!

Link: BBC News

Premio




Ho ricevuto un altro premio da Sylvia: questo splendido One Lovely Blog Award! La ringrazio di cuore e come sempre assegno il premio a tutti i miei lettori perché se questo blog cresce giorno dopo giorno è merito vostro!

giovedì 9 giugno 2011

Cimitero acattolico di Roma




Dopo aver parlato della casa in cui morì Keats, stavolta vediamo dove si trova la sua tomba: nel Cimitero acattolico di Roma. Il cimitero si trova a Testaccio, al lato della Piramide Cestia. Come suggerisce il nome, nel cimitero trovano eterno riposo le persone di altre religioni (è conosciuto anche come Cimitero dei protestanti o Cimitero degli inglesi) e in particolar modo moltissime personalità del mondo dell'arte e della cultura. Sembra che la prima sepoltura, quella di uno studente di Oxford, risalga al 1738, ma il cimitero fu aperto ufficialmente nell'ottobre del 1821. Come dicevo, trovano riposo nel cimitero tanti nomi noti del passato e quindi più che un cimitero, quando lo si visita, sembra di andare ad incontrare alcune tra le migliori menti della storia. E' senza dubbio un luogo molto suggestivo ed emozionante, quasi senza tempo, come se lì il tempo si sia fermato. E' un "viaggio" che consiglio perché è un modo per avvicinarsi per un istante ad anime del passato che non sono mai veramente morte...

Link: Wikipedia


Ecco alcune immagini.








Questa è la tomba di Keats, la particolarità è che sulla lapide non c'è scritto il nome del poeta, l'epitaffio recita così: Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell'amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: "Qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua".










Poco distante dalla tomba di Keats c'è una lastra di marmo a lui dedicata che contiene questa frase in risposta dell'epitaffio: Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull'acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange.








Questo è il dettaglio dell'iscrizione

E ora vediamo le altre tombe.







Non so chi sia questo Francis D'arcy Godolphin Osborne... però sono rimasta colpita da questa persona, soprattutto perché quel D'arcy mi ricorda qualcosa...







Questa è la tomba di Shelley






Questa è la tomba dell'attrice inglese Belinda Lee






Tomba di Gregory Corso, poeta della Beat Generation






L'Angelo del dolore è la scultura più bella e famosa del cimitero, fu creata dallo scultore William Wetmore Story in onore della moglie, in seguito anche lui è stato sepolto nella medesima tomba






Un'altra delle tombe più suggestive, bellissima l'iscrizione: Ella passò da un dolce sogno d'amore alla vita degli angeli







Tomba del figlio di Goethe







Tomba di Gramsci






Tomba dello scrittore Carlo Emilio Gadda






Tomba del poeta argentino Juan Rodolfo Wilcock







Tomba della poetessa Amelia Rosselli






Tomba della scrittrice Luce d'Eramo

martedì 7 giugno 2011

Ritratto di signora: Fanny Brawne




Frances "Fanny" Brawne nacque il 9 agosto 1800 vicino Hampstead, aveva un fratello e una sorella più piccoli. La sua famiglia si trasferì a Kentish Town nel 1810 dove in aprile morì il padre; in seguito, Fanny e la sua famiglia si trasferirono a Hampstead Heath. Nel 1818 i Brawne affittarono una casa a Wentworth Place, edificio fatto costruire da Charles Brown e Charles Dilke. Crescendo non si può dire che Fanny diventò una bellezza: aveva il naso aquilino ed era pallida, ma aveva un grande interesse e gusto per la moda di cui era una vera esperta. Nel novembre del 1818 Fanny conobbe il giovane poeta John Keats che era ospite dell'amico Charles Brown, la loro conoscenza fu nel segno della massima cordialità, ma fu il tragico evento della prematura scomparsa del fratello minore di Keats, Tom, a causa della tubercolosi ad avvicinarli, Fanny rimase molto colpita da questo evento e dal profondo dolore provato dal poeta. Pian piano i due si innamorarono e Keats nell'autunno del 1819 le propose di fidanzarsi, Fanny accettò ma furono costretti a tenerlo segreto per espressa volontà della madre di lei che non vedeva di buon occhio la loro relazione: a causa della salute precaria di lui ma anche e soprattutto perché il mestiere di poeta non dava garanzie di futuro stabile per la figlia. In quel periodo i due innamorati si scambiarono moltissime lettere e il poeta visse il momento più prolifico e ispirato per la sua arte. Ma l'Ottocento non è stato un secolo di amori lunghi e felici: nel 1820 i segni della tubercolosi si mostrarono evidenti in Keats, il quale sapeva bene, da ex studente di medicina, di essere condannato; i medici gli consigliarono di partire per l'Italia nella speranza che il clima mite potesse giovare alla sua salute. Così Keats partì e la signora Brawne promise che al suo ritorno avrebbe concesso il consenso per il matrimonio, ma ciò non avvenne mai: il poeta si spense a Roma il 23 febbraio 1821. Il dolore fu grandissimo per Fanny al punto che si tagliò i capelli, iniziò a indossare abiti neri e non smise mai di portare l'anello che Keats le aveva donato. Mantenne il lutto per ben sei anni, fino al 1827, ma fu una pausa di breve durata perché di lì a poco morirono il fratello e poi la madre. Nel 1833, ben dodici anni dopo la morte di Keats, sposò Louis Lindon, dal quale ebbe tre figli. Nell'autunno del 1865 Fanny raccontò ai figli dell'amore per Keats e affidò loro le lettere e i cimeli legati a quel periodo, morì quello stesso anno, il 4 dicembre.

La storia d'amore tra John Keats e Fanny Brawne è rimasta sconosciuta fino al 1878 quando vennero pubblicate le loro lettere. Venne così alla luce una delle storie d'amore più struggenti e tragiche di tutto l'Ottocento, un amore appassionato e poetico degno dell'epoca romantica per eccellenza. Un amore che rivive nei versi del poeta che trovò in Fanny la musa ispiratrice per comporre i suoi lavori più belli, come la celebre Bright star. A distanza di due secoli la storia d'amore tra John e Fanny non smette di commuoverci e di invitarci a sognare perché l'amore, così come l'anima dei poeti, non muore mai...

domenica 5 giugno 2011

Keats-Shelley House





Tra le cose interessanti da vedere a Roma c'è sicuramente la casa-museo di Keats e Shelley che si trova a Piazza di Spagna! Si tratta della casa in cui visse e morì John Keats. Il museo è di particolare interesse perché si può vedere la camera dello sfortunato poeta morto in giovane età e una serie di cimeli, lettere e reliquie.

Consiglio a tutti quelli che si trovassero a passare nei dintorni di Roma di visitare questo museo: oltre che avvicinarsi ad un pezzetto di vita di Keats... in quelle stanze si respira ancora l'atmosfera dell'Inghilterra del primo Ottocento! Ogni volta che ci vado rimango incantata e mi sembra di essere tornata indietro di due secoli!


Vediamo qualche immagine del museo...






La facciata esterna del museo







La targa laterale








Mappa del museo











Salone







Una lettera







Ritratto di Keats






Lettera







La ciocca di capelli al centro appartiene a Keats






Una delle primissime edizioni del Vampiro di Polidori







Scritto di Oscar Wilde






Reliquie varie, tra cui la mandibola di Shelley, contenuta in un vasetto sigillato. A proposito di Shelley, una raccomandazione: attenti al suo fantasma...








Cammeo di Keats






Lettera del presidente americano Theodore Roosevelt: la cosa curiosa è che questa lettera è piena di errori e di correzioni!








Progetto iniziale della tomba di Keats







Silhouette di Fanny Brawne






Ritratto di Fanny Brawne, grande amore di Keats






Lettera






Maschera mortuaria di Keats






Camera di Keats







Dettaglio della camera