E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

sabato 30 aprile 2011

Scene da un matrimonio (reale)





"A lady's imagination is very rapid; it jumps from admiration to love, from love to matrimony in a moment"


(Jane Austen)


Qualcuno si chiede se tali eventi oggi abbiano ancora un senso: i tempi sono cambiati, il mondo si è evoluto e cose del genere. Indubbiamente un matrimonio reale ha quel sapore antico, quel sapore "vecchia maniera" cui forse non siamo più abituati; oggi siamo tutti tecnologici, proiettati al futuro, alle prese con questioni e problemi che riguardano la vita di ogni giorno, che giustamente riguardano la vita quotidiana. Però abbiamo perso forse quella capacità, tutta antica, di fermarci un istante e guardare ciò che ci circonda, abbiamo perso la capacità di stupirci per qualsiasi cosa, siamo sempre di fretta e niente ci stupisce più e ci emoziona. Sì, insomma, siamo disabituati a sognare: perché probabilmente questa non è un'epoca di sogno (o da sogno). Ecco, allora direi che è questo che ci manca, proprio questo.


I matrimoni reali, in un'epoca veloce e tecnologica, rappresentano un passato ormai troppo lontano che però mantiene il fascino di certi aspetti di ieri che forse mancano oggi alla nostra vita. Bellissimi abiti, carrozze, uomini in divisa ci ricordano che c'è una parte di noi che tutto sommato vuole ancora fermarsi a sognare. Perciò io dico che sì, i matrimoni reali hanno ancora senso: ci ricordano che sognare è un valore prezioso che non dobbiamo mai perdere, nonostante tutto!


Il matrimonio di William e Kate mi è piaciuto! Ho trovato gli sposi adorabili e sobri, ho trovato tutto l'allestimento delle nozze assolutamente garbato e mai eccessivo. Ho visto due ragazzi che si amano, uno sposo visibilmente emozionato sussurrare alla donna che ha vicino "Ti amo, sei bellissima", ho visto una principessa borghese assolutamente impeccabile e calata nel ruolo. Ho visto tanti cappellini stravaganti come miglior tradizione inglese esige. Ho visto una nazione che è in grado di riconoscersi nei suoi simboli e appianare le divergenze che possono esistere pur di raccogliersi attorno ad una storia comune, la propria.


William era davvero stupendo nella sua uniforme rossa e Kate era splendida nel suo abito vagamente somigliante a quello di Grace Kelly, un'eleganza, la sua, fatta di semplicità ma di sicuro impatto, una sposa principesca e moderna in una sola volta, con diadema preso in prestito dalla regina e i lunghi capelli sciolti ad incorniciare il volto. Elegantissimi e bellissimi anche i testimoni: Harry in divisa militare e la sorella della sposa, Philippa, in abito stile sirena bianco (vedendoli insieme ho anche pensato che formerebbero una bella coppia!).


Mi ha fatto un certo non so che vedere celebrato il matrimonio di William laddove, quattordici anni fa, fu celebrato il funerale di Lady Diana... e proprio lei è mancata in una giornata così speciale, impossibile non chiedersi come sarebbe stata... eppure, in qualche modo la sua presenza era palpabile: lei era lì e osservava il suo ragazzo nel giorno più importante della sua vita.


Tanti volti noti, da Elton John ai Beckham, da Cameron a svariate teste coronate, qualche polemica su quelli che non sono stati invitati, tantissima gente comune in strada per assistere al passaggio degli sposi e due miliardi di persone che hanno seguito l'evento in tv o su internet.


Tutti con tanta voglia di sognare, almeno per un'ora... che tanto si fa sempre in tempo a tornare alla realtà...


E' chiaro che un matrimonio reale oggi sia più che altro un evento simbolico, scenico, non siamo più nell'Ottocento alle prese con tutte le trame che tali eventi nascondevano, ma il fascino innegabile che simili eventi sanno suscitare in noi... indica che i sogni ad occhi aperti hanno ancora qualcosa da offrire a questo nostra epoca!


Tanti auguri agli sposi!


































































giovedì 28 aprile 2011

Aspettando il Royal Wedding




Fra poco meno di 24 ore verrà celebrato quello che è stato ribattezzato "il matrimonio del secolo": finalmente William e Kate convoleranno a giuste nozze! I romantici di tutto il mondo (compresa la sottoscritta) sono avvisati: domani ci sarà molto materiale per sognare! In un'epoca come la nostra in cui il romanticismo e i sogni non trovano molto spazio... le occasioni come un matrimonio reale sono le uniche per sognare un po' di romanticismo d'altri tempi! Per questo io sono in trepidante attesa del grande evento: il poter assistere in diretta ad una favola moderna dal sapore antico è un'occasione unica!

Non vedo l'ora di vedere la carrozza reale, l'Abbazia di Westminster tutta addobbata e soprattutto... sono curiosa di vedere l'abito di Kate!!! Come sempre accade nei matrimoni, noi ragazze non vediamo l'ora di vedere come è vestita la sposa!!! Sembra che l'abito l'abbia disegnato la stessa Kate, in stile rinascimentale! Beh, fra poche ore finalmente potremo vederlo...

L'immagine del post riguarda il disegno del mitico abito di Lady Diana: un abito dalla ampia gonna e dalle ampie maniche... davvero l'abito adatto ad una principessa delle favole! E Diana era così bella quel giorno... peccato che poi il suo matrimonio non sia stato una favola...

Si potrebbe pensare che quel vestito a vederlo oggi possa risultare un po' esagerato, ma quelli erano gli anni Ottanta: un decennio notoriamente kitsch! E io sono una grande fan degli anni Ottanta e del kitsch!!!

Comunque, sono convintissima che questo sarà davvero il matrimonio del secolo! William sembra il principe azzurro e Kate una Cenerentola bella e moderna... e la cornice inglese non può che dare un tocco di magia al tutto! C'era una volta in un paese lontano... aldilà del canale della Manica...

E voi siete pronti? Vi assicuro che sarà davvero il matrimonio del secolo: guardate qui!

lunedì 25 aprile 2011

Ritratto di signora: Lady Diana




Nata nel 1961, Diana Spencer era figlia del Visconte di Althorp e la sua era una delle famiglie nobili più antiche d'Inghilterra (la nonna materna era stata per anni la dama di compagnia della regina madre). Frequentò le migliori scuole, s'iscrisse a un'accademia di danza ma un infurtunio la costrinse a rinunciare alla sua passione, allora iniziò a lavorare in un asilo. Ma nel destino della giovane Diana c'era la Famiglia Reale: conobbe Carlo perché all'epoca frequentava la sorella maggiore, Sarah, però ben presto fu lei ad attirare le reali attenzioni; in lei infatti erano riuniti tutti quei requisiti immancabili in una candidata a moglie dell'erede al trono: era aristocratica, illibata e nubile. E tanto bastò per condurre la giovane Diana e il principe del Galles sull'altare della Cattedrale di St. Paul il 29 luglio 1981, un evento epocale trasmesso in mondovisione. Ben presto nacquero due principini, William e Harry, ma come si suol dire non tutto è oro quello che luccica, infatti nel matrimonio di Diana c'erano tre persone (proprio come era accaduto al matrimonio di una celebre antenata di Diana due secoli prima, la Duchessa del Devonshire): a fare da terzo incomodo c'era un vecchio amore di gioventù di Carlo mai dimenticato, Camilla Parker Bowles. I tradimenti di Carlo portarono Diana a tradire a sua volta, finché non divorziarono nel 1996. A quel punto Diana da principessa del Galles si trasformò in "principessa del popolo": s'impegnò sempre più in campagne sociali come la lotta all'Aids o la campagna per la messa al bando delle mine antiuomo; fu vicina ai più poveri della Terra e incontrò le più grandi personalità morali come Mandela, il Dalai Lama e Madre Teresa di Calcutta. Diana era amatissima non solo dai sudditi di sua maestà britannica ma da tantissima gente in tutto il mondo. Sembrò persino ritrovare la felicità grazie ad un nuovo amore, Dodi al-Fayed... ma un epilogo crudele attendeva la principessa: un terribile incidente a Parigi, la notte del 31 agosto 1997, mise fine ai suoi giorni, mentre cercava di seminare i paparazzi che stavano inseguendo la sua macchina. Le centinaia di migliaia di fiori davanti Buckingham Palace, i principini a testa bassa dietro al feretro della madre e quel Goodbye, England's Rose cantata in chiesa dall'amico Elton John sono le immagini rimaste impresse nella mente di tutti nei giorni del lutto e del funerale. Immagini emblematiche di una morte che colpì tutto il mondo.

A distanza di quasi quattordici anni dalla sua scomparsa, il mito della principessa del popolo è ancora vivo, la figura di Diana è innarrivabile, l'eleganza e l'impegno per le buone cause fanno di lei una delle icone indimenticate del secolo scorso.

Goodbye England's Rose

May you ever grow in our hearts...


sabato 23 aprile 2011

giovedì 21 aprile 2011

Old friends and new fancies: il primo sequel austeniano della storia!




Si sa poco di Sybil G. Brinton, nacque in Inghilterra intorno al 1870 e il suo unico libro fu pubblicato nel 1913. Il libro in questione, dal titolo Old friends and new fancies, è il primo sequel austeniano della storia! L'ho letto nell'ambito del Gruppo di lettura ospitato nel blog di Miss Claire. Ecco la mia recensione.

In questo romanzo si avvera un mio sogno: vedere tutti i personaggi austeniani interagire tra di loro!

Old friends and new fancies è un romanzo delizioso, il primo sequel austeniano della storia! Pubblicato nel 1913, mescola in maniera intelligente diversi personaggi provenienti dai sei romanzi austeniani; l'azione si svolge tra Bath, Londra e Pemberley e tutto parte dalla rottura del fidanzamento tra Georgiana Darcy e il Colonnello Fitzwilliam. La Brinton si dimostra dotata di quell'ironia che manca a quasi tutti gli odierni sequel austeniani e che invece dovrebbe essere il primo motivo che spinge una scrittrice a cimentarsi nel difficile compito: esserne dotata. Quindi questo romanzo si dimostra tra i migliori (se non addirittura il migliore) spin-off perché appunto tratta i personaggi e i possibili sviluppi successivi delle rispettive vicende con estrema intelligenza e rispetto per l'originale, laddove invece la maggior parte dei sequel mostrano improbabili quanto assurde evoluzioni delle storie... cosa quanto mai sbagliata, perché va bene immaginare e inventare... ma se ti basi su un testo già esistente... hai il dovere morale di attenerti all'originale senza stravolgerlo! Pregio della Brinton è quindi quello di proporci un contesto e uno stile di scrittura vicini a quello di zia Jane. Inoltre, per quanto riguarda l'aderenza all'originale aiuta il fatto che sia un testo scritto oltre un secolo fa: averlo composto a fine Ottocento/inizio Novecento quando tutto sommato la mentalità, l'approccio alla vita e alla società, il modo di porsi erano ancora abbastanza simili all'inizio dell'Ottocento ha permesso all'autrice di calarsi in maniera convincente nel contesto da lei descritto, immedesimazione che un'autrice attuale, pur studiando a fondo il periodo storico, non potrà mai raggiungere perché vive e opera in un contesto diverso e quel mondo non le appartiene: applicare una mentalità del 21esimo secolo all'epoca Regency è impresa difficile. Se ci si aggiunge poi che oggi le autrici impegnate in spin-off sono mosse da logiche di vendita/economiche attente al gusto delle lettrici, che non disdegnano scelte controverse e azzardate pur di vendere una copia in più, calcoli che di certo non appartenevano alla Brinton e che non l'hanno spinta a riflessioni dettate dalle logiche di mercato mentre scriveva questo libro, fanno comprendere quanto questo spin-off sia forse l'unico che merita credito: nato non nell'era mediatica, ma dettato veramente e genuinamente dal desiderio di rendere omaggio ad un mostro sacro della letteratura che ha segnato il destino di tutte noi.

Voto: 7,5

Link: Amazon.it

lunedì 18 aprile 2011

Non lasciarmi: l'amore al tempo dei cloni




Pur non essendo un period drama (qui parlo solo di period drama perché vorrei creare una sorta di "videoteca ideale dei film in costume"), non potevo non parlare di Non lasciarmi, che ho apprezzato moltissimo.

Hailsham è un idilliaco college inglese in cui studiano ragazzi speciali che vivono una vita sana e sono incoraggiati ad esprimersi artisticamente. Seguiamo la vicenda di tre amici, Kathy, Tommy e Ruth, la cui amicizia verrà segnata dall'amore (Ruth per gelosia nei confronti di Kathy, consapevole dei suoi sentimenti, si fidanza con Tommy), ma che saprà ristabilirsi quando la loro vita li chiamerà alla prova più difficile. Infatti loro non sono ragazzi come gli altri ma sono cloni, creati appositamente con lo scopo di diventare "pezzi di ricambio" e donare gli organi quando verrà il momento. Non lasciarmi trova collocazione in un contesto alternativo, futuribile e distopico (già raccontato in libri come 1984 o Fahrenheit 451) in cui la clonazione è un fatto quotidiano e accettato dall'opinione pubblica che non si pone alcun problema etico/morale se sia giusto creare degli individui col solo scopo di fornire organi agli individui "originali". La storia inizia in quel collegio solo in apparenza perfetto in cui i ragazzi vengono allevati assolutamemente ignari della propria identità e della loro funzione nella società, in seguito quando vengono a conoscenza dell'amara realtà mai per un istante pensano di ribellarsi al proprio destino e fuggire verso una vita reale, ma lo accettano con grande dignità. Questa grande accettazione del proprio destino è dovuta in buona parte al fatto che l'autore del romanzo è di origine giapponese, benché viva in Inghilterra da oltre cinquanta anni: la grande dignità e l'accettazione del proprio destino senza andare in escandescenze ma mantenendo una certa compostezza sono elementi tipici della cultura giapponese e quindi è facile immaginare come mai i personaggi di Ishiguro non tentino mai di sottrarsi al proprio fato (cosa opposta ai personaggi del film The island che trovandosi nella medesima situazione fuggono in cerca di una vita migliore). Certo, vedendo il film non ho potuto fare a meno di pensare che accettare passivamente un destino tanto crudele sia assurdo e impossibile e per tutto il tempo ho sperato che le cose andassero diversamente. Ma questi cloni non desiderano mai la ribellione, il loro unico sogno è quello di poter vivere un po' di più, di ottenere un rinvio e potersi amare un paio di anni in più prima di essere inevitabilmente chiamati a compiere il proprio terribile dovere di donatori. Questa è l'ambizione massima per loro: vivere un po' di più e provare a sentirsi normali. In effetti, secondo me il senso della storia sta tutto lì: che gli individui anche nelle situazioni più anormali non desiderano altro che essere normali e ottenere una parvenza di normalità per quanto sia possibile; il desiderio di questi ragazzi-cloni di poter stare insieme un po' di più è proprio la ricerca tutta umana della normalità anche nelle situazioni più assurde (non capita anche nella realtà dopo un evento catastrofico o una guerra? Cosa può ricondurci alla serenità più di ritrovare una parvenza di normalità?). In questa speranza di normalità c'è tutta l'umanità di questi ragazzi che la società ha etichettato come pezzi di ricambio non riconoscendo loro quella stessa umanità che renderebbe più difficile il servirsene.

Non lasciarmi è un film claustrofobico e intenso, ambientato tra gli anni 70 e 90 che somigliano fin troppo, già dall'abbigliamento, agli anni Cinquanta, un po' il simbolo dell'oppressione a mio avviso. Sicuramente non è un film d'azione e i suoi personaggi non hanno un obiettivo ben preciso, si lasciano vivere fino all'inevitabile epilogo della loro esistenza, ma il tema della normalità nonostante tutto credo sia un valore importante su cui riflettere. In fondo, cos'è la normalità? In fondo, noi umani siamo più liberi di questi cloni?

Bravissimi i tre protagonisti Carey Mulligan, Andrew Garfield e soprattutto Keira Knightley in una delle sue interpretazioni più intense e sconvolgenti tanto che avrebbe meritato addirittura una nomination agli Oscar a mio avviso. Non lasciarmi mi è piaciuto moltissimo, è un film particolare che forse non riceverà consensi unanimi, ma è un film da vedere, quantomeno per renderci conto del tipo di società che dobbiamo impegnarci a non creare mai.

Voto: 7,5

Link: trailer

venerdì 15 aprile 2011

Ritratto di signora: Coco Chanel



La vita di Coco Chanel è leggendaria e mitologica, per il contributo dato nel mondo della moda, ma anche e soprattutto per le sue origini che lei amava reinventare ogni volta! Si parla di Mitologia Chanel proprio perché i fatti riguardanti la sua gioventù non sono certi dal momento che Mademoiselle ogni volta forniva dettagli e aneddoti diversi. Gabrielle Bonheur Chanel nacque nel 1883 e rimasta orfana di madre ancora piccola venne abbandonata, assieme alle sorelle, dal padre; la futura Coco passò alcuni anni nell'orfanotrofio di Aubazine, in seguito iniziò a lavorare come commessa in un negozio di maglieria e lì mise a frutto le nozioni di cucito apprese in precedenza all'orfanotrofio. In quel periodo si esibiva anche come cantante in un caffè-concerto e probabilmente iniziò ad assumere il famoso soprannome ispirata da una delle canzoni che interpretava. In quel periodo conobbe il suo primo amante, Etienne de Balsan, un uomo ricco, con cui ebbe una relazione di qualche anno, durante la quale Coco iniziò a produrre i primi cappelli e potè aprire il primo negozio nel 1909, soprattutto grazie all'aiuto dell'uomo che sarebbe diventato l'amore della sua vita, conosciuto nella cerchia di amici di Balsan, Boy Capel. Fu proprio Capel a finanziare il primo negozio di Coco e a dare l'avvio al mito Chanel. I due non poterono sposarsi a causa della differente estrazione sociale, ma si amarono fino alla tragica scomparsa di lui avvenuta nel 1919 a causa di un incidente stradale. Nel corso degli anni l'attività di Coco come stilista divenne sempre più importante, fu lei a inventare la nuova donna del Novecento liberandola da corsetti, abiti e cappelli ingombranti, creando mise comode ed eleganti ispirate all'abbigliamento maschile (famoso il taglio di capelli alla maschietta e i pantaloni per signora), dando in qualche modo impulso anche al movimento femminista. Coco Chanel fu amica delle più grandi personalità del tempo: Picasso, Cocteau, Stravinsky. Morì nel 1971 entrando di fatto in maniera definitiva nella leggenda. Oggi Chanel è sinonimo di grande eleganza, un sogno per milioni di donne, Chanel N. 5 è forse il profumo più famoso al mondo e i suoi celebri aforismi sono citatissimi... quale che sia la vera Mitologia Chanel... Coco continua ancora a fare storia.

martedì 12 aprile 2011

Jane vs. Charlotte




Qualche settimana fa su Vanity Fair è apparso questo articolo che faceva un confronto tra i vari adattamenti di Orgoglio e pregiudizio e Jane Eyre. Pare che il cinema ami di più la storia dell'istitutrice: con quello appeno uscito in America infatti i film tratti da Jane Eyre sono 18, mentre invece le pellicole tratte da Orgoglio e pregiudizio sono solo 5. E sembra che anche sul versante televisivo Charlotte Bronte batte la zia Jane 9 a 7. Le cose sono completamente capovolte, invece, per quanto riguarda gli adattamenti letterari: spin-off, sequel, prequel di zia Jane sono 74 (e noi Janeites conosciamo bene questo fenomeno...), mentre quelli della Bronte sono solo 20; in questo campo la zia non ha rivali!!!

In effetti, mi sono sempre chiesta come mai ci siano voluti ben 65 anni per riportare sul grande schermo Orgoglio e pregiudizio (dalla non perfettissima versione del 1940), ho sempre pensato che un romanzo tanto celebre e amato avrebbe meritato molte più trasposizioni cinematografiche e il fatto che la prima versione di Jane Eyre risale addirittura al 1910 mi fa ancora più riflettere. Però c'è da dire anche un'altra cosa: Charlotte Bronte ha scritto altri tre romanzi ma non sono famosi quanto Jane Eyre e di conseguenza nessuno ha mai pensato di fare una trasposizione di uno di quei tre libri, mentre Jane Austen, benché Orgoglio e pregiudizio sia quello più amato, può vantare altri cinque romanzi altrettanto famosi, amati e che hanno avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche e televisive! Non a caso nel 1995 si registrò il boom di trasposizioni (Ragione e sentimento, Orgoglio e pregiudizio BBC, Emma con Gwyneth Paltrow e una versione di Emma della tv inglese, Persuasione), cosa che portò nel 1996 un editorialista di Vanity Fair a scrivere che nello show business Jane Austen vendeva di più di Grisham o Crichton!!! Quindi si può dire che a differenza della Bronte, tutta l'opera austeniana viene valorizzata! Che poi bisogna pure dire che Charlotte è forse l'unica sorella Bronte ad aver avuto tante trasposizioni: il Cime tempestose di Emily, pur essendo uno dei romanzi più celebri dell'Ottocento, non è che possa vantare il medesimo successo cinematografico o televisivo e la stessa cosa vale per Anne; perciò in definitiva, Charlotte ha il successo che probabilmente non hanno le sorelle, mentre Jane da sola ha più successo delle tre sorelle messe insieme! Naturalmente questa non è una competizione e in fondo si tratta di due concezioni della scrittura assolutamente diverse! Però che strano pensare che Charlotte Bronte non era una Janeite e non apprezzava l'opera austeniana... e questo è un vero peccato, perché proprio lei che sognava la scrittura avrebbe potuto avere come modello, come mito e come fonte d'ispirazione un simile mostro sacro!

In conclusione, Jane Austen è il mio mito, un mito che non smette mai di darmi spunti e nuove idee, e apprezzo tantissimo anche Charlotte Bronte e la sua Jane Eyre... quindi credo che sarebbe giusto magari dare più spazio agli altri romanzi di quest'ultima con qualche bel film, invece di continuare a fare film sull'istitutrice che non aggiungono niente di nuovo ai precedenti. Ma soprattutto credo che non si possa mettere in discussione l'ovvia supremazia austeniana: Jane fa parte di un'altra categoria, è una creatura eletta, un mito inavvicinabile... da guardare da lontano con ammirazione e timore reverenziale! Date a Cesare quel che è di Cesare... anzi, date a Jane quel che è di Jane!!!

domenica 10 aprile 2011

Il trionfo dell'amore: ragione e sentimento



Una principessa che ha ereditato il trono del padre usurpatore si sente colpevole per i crimini della sua famiglia e desidera rimediare a tali errori, così appresa l'esistenza del legittimo erede al trono, l'aitante Agis, di cui si è innamorata a prima vista, decide di travestirsi da uomo e di andare nel luogo in cui vive con il filosofo Ermocrate e la sorella Leontine, i quali hanno cresciuto il principe nel rifiuto dei sentimenti, nell'odio per la principessa e per il genere femminile in generale; infatti, secondo Ermocrate l'amore è nemico dell'intelletto. Dunque, la principessa en travesti tra equivoci, seduzioni e inganni dovrà conquistare il cuore di Agis... e come suggerisce il titolo... probabilmente ci riuscirà!

Garbata e ironica commedia degli equivoci, il film è tratto da una commedia di Marivaux del 1732 ed è una critica irriverente ai valori dell'Illuminismo che facevano troppo l'occhiolino alla ragione a discapito dei sentimenti. Pellicola piacevole e divertente arricchita da bravissimi interpreti come Mira Sorvino e Ben Kingsley.

Voto: 7,5

Link: trailer

venerdì 8 aprile 2011

Wolfman: la bella e la bestia

Oggi vi parlo di un film in costume a tinte horror: Wolfman.



Classico film sul tema dei licantropi ambientato nell'Inghilterra vittoriana. Lawrence Talbot è un famoso attore teatrale perseguitato dai fantasmi del passato e da traumi d'infanzia incancellabili che l'hanno drammaticamente segnato e convinto ad allontanarsi dal tetto paterno; finché non viene richiamato a casa dalla fidanzata del fratello preoccupata per la scomparsa di quest'ultimo... Lawrence tornerà appena in tempo per scoprire la brutta fine che ha fatto il fratello e deciderà, poi, di mettersi sulle tracce del responsabile, ovviamente un lupo mannaro che lo morderà condannandolo alla medesima dannazione. Ma chi è quel misterioso lupo mannaro?

Nonostante sia un film che generalmente non ha riscosso grande successo... a me è piaciuto tantissimo! Sarà l'ambientazione vittoriana... sarà che mi basta che sia un film in costume per apprezzarlo... non posso neppure dire di avere una particolare passione per il tema... ma l'ho molto apprezzato! A tratti è un po' demenziale, però nel complesso l'ho trovato davvero ben fatto! E poi alla fine c'è un evidente richiamo alla Bella e la Bestia: solo la bella Gwen riesce ad amare veramente la bestia e a "salvarla"... potevo resistere ad una simile citazione?

Voto: 6,5

Link: trailer

mercoledì 6 aprile 2011

Ritratto di signora: Liz Taylor



Lo scorso 23 marzo se n'è andata l'ultima grande diva di Hollywood, Liz Taylor, una delle attrici più talentuose e rappresentative del cinema del passato. Nata a Londra nel 1932 la giovane Liz arriva al successo presto grazie a film come Torna a casa Lassie!, Piccole donne e Il padre della sposa, ma sarà la grande stagione del melò anni Cinquanta a consacrarla con pellicole come Un posto al sole, L'ultima volta che vidi Parigi, Il gigante, L'albero della vita, La gatta sul tetto che scotta e Improvvisamente l'estate scorsa. Il suo grandissimo talento viene premiato due volte negli anni Sessanta con la vittoria di due Oscar come miglior attrice: per Venere in visone e per Chi ha paura di Virginia Woolf? Nel 1963 diventa l'attrice più pagata quando le viene offerto un contratto da 1 milione di dollari per il kolossal Cleopatra. Oltre ad essere stata una delle indiscusse regine di Hollywood, Liz Taylor è stata anche la regina del gossip a causa delle sua vita sentimentale piuttosto movimentata: i suoi 8 matrimoni hanno riempito le cronache rosa dei giornali per decenni; la diva era costantemente alla ricerca di amore e le sue relazioni sentimentali le venivano a noia molto presto, così iniziò a collezionare un marito dopo l'altro: Conrad Hilton Jr, Michael Wilding, Mike Todd (scomparso tragicamente in un incidente aereo), Eddie Fisher (sottratto all'attrice Debbie Reynolds), Richard Burton (sposato addirittura due volte), John Warner e infine Larry Fortensky. Indubbiamente il legame con Richard Burton è quello più celebre: si conobbero sul set di Cleopatra e divorziarono entrambi per sposarsi nel 1964, i due avevano un bel caratterino e il matrimonio non si rivelò tutto rose e fiori, così divorziarono nel 1974... per poi cedere ad un ritorno di fiamma e ad un secondo matrimonio alla fine del 1975, al quale seguì un nuovo e stavolta definitivo divorzio nel 1976. Gli ultimi anni di Liz sono stati segnati da varie malattie e da una salute sempre più cagionevole e soprattutto da un grandissimo impegno per cause benefiche, come la lotta all'Aids.

Liz Taylor verrà sempre ricordata per il talento di attrice, per la straordinaria bellezza, per i leggendari occhi viola e per i suoi amori folli. Ma soprattutto verrà ricordata come ultima diva di un cinema che ormai non esiste più.

domenica 3 aprile 2011

I miei haiku

Qualche giorno fa vi ho parlato di haiku, breve componimento poetico nato in Giappone, ebbene oggi vi posto alcuni haiku che ho scritto io! Spero vi piacciano, tenendo conto che io non sono una vera poetessa, dal momento che la prosa è il mio campo!

Anima antica

un continuo sognare

pizzi e merletti



Solitudine

malinconico fiore

è primavera



Luna e stelle

gioielli luminosi

soffio di vita



Occhi giovani

osservano il mondo

incantevole


Il foglio bianco

penna e calamaio

oh miracolo!



Si susseguono

stagioni bianche e nere

mai felicità

venerdì 1 aprile 2011

Ritratto di signora: Alice Paul



Alice Paul nacque nel 1885 e fu una delle leader del movimento americano delle suffragette. Fin dall'infanzia Alice fu educata all'uguaglianza e al rispetto, cosa favorita anche dal fatto che la famiglia aderiva al Quaccherismo; inoltre la madre viveva in prima persona le battaglie del movimento femminista e portava spesso la piccola Alice agli incontri del National American Women Suffrage Association. Dopo la laurea in Scienza politiche nel 1912, lei stessa di iscrisse a tale associazione. A quel punto, assieme ad altre donne tra cui l'amica Lucy Burns, iniziò una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per puntare l'attenzione sull'esigenza di estendere il diritto di voto alle donne. Ma tale strategia si rivelò infruttuosa, quindi Alice decise di fondare nel 1916 il National Woman's Party e di introdurre alcuni metodi usati dal movimento suffragista britannico: ossia manifestazioni, cortei, riunioni di massa, picchettaggi e persino scioperi della fame. Con l'elezione del presidente Wilson le cose non migliorarono e Alice e le altre donne del partito mossero pesanti critiche ai Democratici; nel gennaio del 1917 le suffragette iniziarono a manifestare davanti alla Casa Bianca con striscioni che chiedevano il diritto di voto per le donne, si trattava di manifestazioni pacifiche e di disubbedienza civile; nel luglio dello stesso anno le manifestanti, tra cui la stessa Alice, vennero arrestate per "intralcio al traffico". Per protesta Alice iniziò a rifiutare il cibo e per questo venne portata nel reparto psichiatrico del carcere e costretta all'alimentazione forzata; ma le continue manifestazioni e la stampa che si occupò del caso misero pressione al presidente Wilson tanto da fargli cambiare idea e dichiarare che il suffragio femminile era urgente come misura di guerra ed esortò il governo ad approvare la nuova legge: era il 1920 quando finalmente venne approvato il Diciannovesimo emendamento che garantiva il diritto di voto alle donne.

Dopo il raggiungimento di quel diritto tanto sognato, Alice non smise mai di combattere per i diritti delle donne fino alla sua morte avvenuta nel 1977. L'eredità che ha lasciato alle generazioni successive (americane ma non solo) è enorme, ha dedicato l'intera vita alla giustizia, al rispetto e all'uguaglianza e questi valori fanno di lei una delle più grandi figure morali del secolo scorso. Se il Novecento ha portato alla conquista di diritti prima di allora impensabili per il genere femminile lo dobbiamo a grandi donne come Alice Paul e io m'inchino alla sua memoria.