E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

domenica 30 marzo 2014

Anastasia, il mistero della granduchessa

Già all'indomani della tragedia di Ekaterinburg il dubbio e l'ipotesi che una delle figlie dello zar Nicola II fosse sopravvissuta si fece strada. Il mistero riguardava la figura di Anastasia, la quarta figlia dello zar e della zarina Alessandra.


Anastasia, 1914


C'è chi sosteneva che la ragazza fosse miracolosamente scampata alla fucilazione e avesse riparato all'estero, in qualche modo. Tutto ciò appariva difficile e complicato se si considera il clima in Russia in quel frangente, inoltre benché non fosse stata subito divulgata interamente la notizia della tragica morte dei Romanov (inizialmente si diceva che il solo zar fosse stato giustiziato), nessuno nutriva dubbi circa il triste destino dell'intera famiglia imperiale. Nonostante tali dati certi, ciò non impedì alla "leggenda di Anastasia" di diffondersi e appassionare per un secolo l'opinione pubblica. La leggenda sulla presunta sopravvivenza della granduchessa si è diffusa soprattutto grazie ad alcune donne che nei decenni hanno sostenuto di essere Anastasia: come Anna Anderson, Eugenia Smith, Magdalen Veres e Ivanova Vassileva. Eugenia Smith scrisse una autobiografia in cui sosteneva di essere Anastasia, nel 1963 la rivista Life in un articolo scriveva che la donna sembrava poter essere davvero la granduchessa, anche se alcuni antropologi confrontando il suo volto con quello della figlia dello zar non riscontrarono somiglianze; Eugenia rifiutò sempre di sottoporsi al test del DNA.
Ivanova Vassileva per molti storici poteva essere davvero Anastasia perché mai si scoprirono le sue origini e la sua provenienza, sapeva scrivere in francese e in tedesco e morì nel 1971 in un manicomio, benché dalle cartelle cliniche e dai resoconti non risulta che soffrisse di problemi mentali.
Comunque, la più famosa di tutte è stata senz'altro Anna Anderson (il cinema si è ispirato alla sua figura per raccontare il mistero di Anastasia).


Anna Anderson, 1920


Anna emerse da un manicomio di Berlino nel 1920, ricoverata dopo aver tentato di togliersi la vita, dapprima non fu in grado di rivelare la sua identità, poi assicurò di essere Anastasia. Per decenni impazzarono battaglie legali e giornalistiche attorno alla sua figura tra chi la sosteneva e chi la smentiva. Anna presentava alcune caratteristiche fisiche di Anastasia, inoltre conosceva diversi dettagli della vita di corte, infine pare che alcune persone vicine alla famiglia imperiale avessero riconosciuto in lei la figlia di Nicola II. Ovviamente, però, era impossibile giungere con certezza alla verità, dal momento che Anna soffriva di gravi disturbi psichici. Nel 1968 Anna si trasferì in America, assunse il nome di Alessija Romanov e sposò lo storico John Eacott Manahan; dopo una vita ai margini e un intervento chirurgico per curare un grave male, fu internata in manicomio nel novembre 1983: il marito riuscì a liberarla poco dopo e i due si diedero alla fuga prima di essere presi; ricondotta in manicomio, Anna morì di polmonite nel febbraio del 1984.


Anna Anderson, 1922


Dopo la sua morte, i dubbi sulla sua vera identità sono stati sciolti solo di recente. Infatti, nel 1991 nei pressi di Ekaterinburg furono rinvenuti i resti dei Romanov: Nicola, Alessandra, tre granduchesse e i domestici. Secondo tale scoperta mancavano all'appello Alessio e una delle due granduchesse più giovani, Maria o Anastasia. I test del DNA effettuati nel 1994 hanno confermato che si trattava dei Romanov; sempre nel 1994 fu eseguito il test del DNA su un reperto del 1979 di Anna Anderson e il risultato mise definitivamente la parola fine ai dubbi sulla sua vera identità: non era imparentata in alcun modo con i Romanov. Si presume che Anna Anderson fosse in realtà Franziska Schanzkowski, una malata di mente polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919.

Dopo quasi novant'anni, la leggenda di Anastasia è giunta a conclusione nel 2007 quando trovarono i resti di due giovani: gli esami del DNA hanno stabilito in seguito che erano i resti dello zarevic Alessio e della granduchessa Maria, la terza figlia dello zar. Con il ritrovamento dei Romanov mancanti si è avuta la certezza che, a dispetto di leggende metropolitane varie, nessun membro della famiglia imperiale russa scampò al suo tragico destino.
La leggenda di Anastasia ha segnato il '900 grazie alla drammaticità della vicenda, alle coincidenze di quante sostennero di essere lei e agli svariati misteri attorno alla figura di questa principessa. In molti si sono appassionati a lei, in molti hanno cercato di venire a capo della faccenda. Film, cartoni animati, libri, canzoni hanno raccontato il mistero. Anastasia ha saputo simboleggiare la tragedia e la voglia di rinascita del ventesimo secolo. Tutti almeno una volta ci siamo interrogati sulla verità di questa vicenda.
Ormai il DNA ha confermato che nessuno dei Romanov sopravvisse, ha confermato che non solo Anastasia non scampò alla morte ma che addirittura era la sorella Maria e non lei ad essere "scomparsa". Eppure il mito di Anastasia mantiene ancora il suo fascino, il suo commovente fascino, perché la speranza di credere che Anastasia sia sopravvissuta - in un modo o nell'altro - è quella stessa speranza che ci spinge a non arrenderci all'orrore della Storia, che ci spinge a continuare a credere all'impossibile e ai miracoli, anche se la realtà è ben diversa.
Per questo preferisco immaginare che Anastasia sia sopravvissuta davvero... anche se so che non è così...

giovedì 27 marzo 2014

Anastasia 1956



Parigi, 1928. Anna, una giovane donna smarrita e tormentata, si aggira senza una meta per i vicoli della città, nel suo passato c'è il manicomio e una verità appena sussurrata: lei è la granduchessa Anastasia, l'unica figlia sopravvissuta dello zar Nicola II. Sulle sue tracce ci sono un ex generale russo e i suoi compari che intendono convincere la sfortunata creatura a fingersi davvero Anastasia e a presentarsi così alla nonna, in modo da poter intascare una ingente eredità. Il piano sembra funzionare, ma l'amore e gli strani ricordi di Anna di una vita ormai perduta rischieranno di cambiare ogni cosa...

Appassionante film del 1956 con Ingrid Bergman e Yul Brynner, Anastasia si basa su una leggenda che, dopo i tragici fatti di Ekaterinburg, si è diffusa negli anni seguenti al 1918: ossia che la più giovane delle granduchesse russe, di cui mai era stato rinvenuto il corpo, fosse miracolosamente sopravvissuta alla fucilazione e avesse cambiato identità per salvarsi; questa leggenda si è alimentata per decenni anche grazie ai racconti di alcune donne, tra le quali la più famosa è stata Anna Anderson, che hanno sostenuto di essere la vera Anastasia. Si trattava perlopiù di donne dal passato oscuro, che facilmente potevano trovare appiglio nel dramma dei Romanov per giustificare le proprie origini. Oggi sappiamo con certezza che nessuno dei Romanov scampò al suo tragico destino, ma il mito di Anastasia ha segnato il '900.

Il film è davvero commovente, la Bergman vinse il suo secondo Oscar grazie alla sua interpretazione della tormentata Anna, una donna che desidera solo affetto sincero e trovare il suo posto nel mondo; appassionante è la storia d'amore che nasce con il generale di Yul Brynner, sentimento che scaccia la brama di denaro che inizialmente l'aveva spinto ad agire. Ingrid è bellissima nei panni della principessa, confermandosi una delle incontrastate regine della Hollywood che fu.
La cosa che ho preferito del film è che lascia volutamente il dubbio se Anna sia davvero Anastasia, si mantiene in bilico fino alla fine e lascia alla discrezione dello spettatore decidere quale sia la verità. Forse non è la vera Anastasia... ma credere nell'impossibile è ciò che fa di noi esseri umani...

Voto: 9


mercoledì 26 marzo 2014

I molti volti della zarina Alessandra

Scopriamo quanto e come la figura della zarina Alessandra ha influenzato la cultura popolare tra cinema e televisione...

Cinema

L'attrice Janet Suzman ha interpretato la zarina Alessandra nel film Nicola e Alessandra del 1971







TV

L'attrice Greta Scacchi ha interpretato la zarina Alessandra nel film tv americano Rasputin-Il demone nero del 1996






lunedì 24 marzo 2014

La zarina Alessandra: i ritratti

Cerchiamo di conoscere meglio Alessandra e il suo mondo attraverso le sue fotografie e i suoi ritratti...


















































mercoledì 19 marzo 2014

Ritratto di signora: la zarina Alessandra



Alice d'Assia e del Reno nacque nel 1872 a Darmstadt, il padre era il granduca Luigi IV d'Assia-Darmstadt e la madre era Alice d'Inghilterra, figlia della regina Vittoria. La madre morì nel 1878 quando venne colpita dalla difterite contratta durante il periodo in cui aveva curato i figli e il marito che erano stati inizialmente colpiti dalla malattia. Alice crebbe come una ragazza sensibile e malinconica che amava la solitudine e la tranquillità, era molto legata alla nonna Vittoria, che spesso andava a trovare a Windsor e al castello di Balmoral durante l'estate. Intorno ai sedici anni, quando fece il suo ingresso in società, la regina Vittoria iniziò a pensare al matrimonio per lei e per lungo tempo tentò di convincere la ragazza a sposare suo nipote Eddy, futuro erede al trono d'Inghilterra, ma Alice non aveva alcuna intenzione di sposare il cugino che mal sopportava. Alice, infatti, era innamorata del giovane Nicola, figlio dello zar Alessandro III, fin da quando lo aveva incontrato in Russia nel 1884 durante un soggiorno per le nozze della sorella maggiore Ella. Nicola era un ragazzo gentile, mite e i due giovani si amavano follemente, ma il loro amore non era visto di buon occhio né dalla regina Vittoria né dallo zar e dalla zarina, per questo il loro sentimento fu osteggiato per anni e anni da entrambe le parti. Quando le sue condizioni di salute peggiorarono improvvisamente, lo zar Alessandro si convinse che la cosa più importante era il prosieguo della dinastia e finalmente diede il consenso della nozze tra il figlio e Alice. Sulle prime, in Alice alla gioia si sostituì l'inquietudine perché per sposare Nicola doveva convertirsi alla fede ortodossa e lei vedeva come un peccato rinnegare la fede luterana con cui era cresciuta, quindi per un momento sembrò che il matrimonio non sarebbe avvenuto, ma quando le fu assicurato che la conversione non avrebbe precluso il poter mantenere la fede dell'infanzia allora i dubbi vennero messi da parte e la giovane acconsentì alle nozze. Così i due innamorati si sposarono nel novembre del 1894, pochi giorni dopo la scomparsa dello zar. Nicola e Alessandra (come era stata battezzata dopo la conversione alla fede ortodossa) vennero incoronati nel maggio del 1896. Il clima a corte non era dei migliori per Alessandra: infatti la nuova zarina non era amata né dai cortigiani né dal popolo, un po' per il suo carattere malinconico e schivo e un po' per la sua origine tedesca; e anche il rapporto con la suocera non era dei migliori. Intanto Nicola, nonostante fosse un tipo debole, indeciso e inadeguato a regnare, troppo facilmente influenzabile, cercava di fare del suo meglio per compiere il suo dovere di zar. In quegli anni in Russia c'erano state diverse carestie, il cibo scarseggiava e gli strati più poveri della popolazione faticavano a tirare avanti. Nel 1905 scoppiarono alcune rivolte in cui i militari si ritrovarono a sparare sulla folla nel tentativo di mettere fine ai tumulti; il malcontento della popolazione era diffuso e Nicola si vide costretto ad attuare delle riforme, seppur minime. Intanto, nel giro di pochi anni Alessandra aveva dato alla luce quattro figlie: Olga nel 1895, Tatiana nel 1897, Maria nel 1899 e Anastasia nel 1901; benché lo zar fosse un padre felice, Alessandra si arrovellava al pensiero di dover dare un erede al trono, uno zarevic, al marito e alla Russia. In quel periodo sia a corte sia nell'ambiente aristocratico russo imperversavano un gran numero di santoni e sedicenti guaritori che promettevano guarigioni miracolose e sostenevano di poter comunicare con l'aldilà. Alessandra e Nicola invitavano spesso e volentieri gente simile a corte, specie un francese di nome Philippe Vachot, e la zarina in particolare sperava che l'aiuto di questi ciarlatani potesse aiutarla a dare alla luce un figlio maschio. Nel 1904 finalmente nacque Alessio, il tanto sospirato zarevic, ma la gioia per la nascita dell'erede al trono venne funestata dalla scoperta che il bambino era malato di emofilia, grave malattia che poteva portare alla morte per emorragia chi ne soffriva anche solo con un lieve graffio. Le crisi del piccolo Alessio erano frequenti e dolorose e Alessandra viveva costantemente in ansia per le sorti del figlio (lei era portatrice sana della malattia, la cui prima portatrice sana - che l'aveva poi trasmessa in Europa attraverso i matrimoni delle figlie - era stata la regina Vittoria); fu in questo contesto che iniziò a guadagnare credito e fiducia presso la zarina il famigerato Rasputin, un rozzo contadino siberiano che veniva chiamato a corte a ogni ricaduta dello zarevic e aveva il misterioso dono di salvare il bambino ogni volta. Negli anni i pettegolezzi su Rasputin circa il suo comportamento scandaloso causarono rinnovata ostilità nei confronti di Alessandra che si ostinava a difendere il suo mentore sempre e comunque, nonostante l'evidenza delle gravi mancanze del sordido santone.
Intanto, ormai da molto tempo anche la salute della zarina era compromessa: fin da ragazza aveva sofferto di debolezza alle gambe, poi aveva iniziato a soffrire di cuore, inoltre aveva probabilmente momenti di depressione e instabilità mentale; spesso si faceva condurre su una sedia a rotelle, vista l'impossibilità di camminare. Quando nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, Alessandra si diede da fare seguendo un corso da infermiera, allestendo diversi ospedali per i feriti e procurando tutti i beni di prima necessità che potevano servire ai soldati. L' andamento della guerra fu sfavorevole fin dall'inizio per la Russia: le truppe tedesche avevano la meglio in battaglia e i generali, nonché i membri del governo, erano inetti. Dietro consiglio della moglie, Nicola si convinse a prendere il controllo delle operazioni militari, ma con il suo scarso spirito d'iniziativa non cambiò di molto la situazione. Con l'andamento disastroso della guerra, l'economia sempre più al tracollo, l'inflazione e tutto quello che immancabilmente si verifica in tali circostanze, il malcontento della popolazione esplose nuovamente contro lo zar - ritenuto responsabile delle sofferenze della Russia - e contro le istituzioni. Così nel marzo 1917 iniziarono i primi scioperi a San Pietroburgo, Nicola diede l'ordine all'esercito di riportare la calma, ma ben presto i soldati abbracciarono la causa dei rivoltosi e passarono tra le loro fila. Era iniziata la rivoluzione di febbraio. A quel punto la Duma costrinse lo zar all'abdicazione. In seguito, Nicola raggiunse la famiglia che si trovava a Carskoe Selo, dove l'ex famiglia imperiale si ritrovò agli arresti. Per allontanarli da eventuali pericoli, Nicola, Alessandra e i figli vennero mandati in Siberia, benché in precedenza si fosse discusso della possibilità di mandarli in esilio in Inghilterra o in Europa, ma il rischio che lo zar potesse trovare un esercito disposto a mettere fine alla rivoluzione fece accantonare questa ipotesi. A seguito della rivoluzione di ottobre la famiglia imperiale venne mandata a Ekaterinburg; in quel periodo, in maniera segreta si era tentato di fare qualcosa per liberare l'ex zar e la sua famiglia. Nel frattempo un'armata di monarchici si stava avvicinando a Ekaterinburg per trarre in salvo i Romanov. A quel punto, i capi della rivoluzione temevano che la liberazione dell'ex zar avrebbe decretato la fine stessa della rivoluzione e così da Mosca (nuova capitale della Russia) partì l'ordine di eliminare i Romanov.
Alle prime luci dell'alba del 17 luglio 1918, Nicola, Alessandra, le granduchesse, lo zarevic e i domestici vennero fucilati nella cantina della casa in cui erano stati imprigionati.

A distanza di quasi un secolo l'orrore per la fine dei Romanov non smette ancora di colpire e commuovere, perché tanta efferatezza non trova spiegazioni e ragioni plausibili nella coscienza umana. E' impossibile concepire tanta crudeltà gratuita verso creature ormai inermi e innocue. Ottanta anni dopo la loro morte, Nicola, Alessandra, Olga, Tatiana e Anastasia trovarono pace nella sepoltura nella cappella di Santa Caterina nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nel 1998 (i resti di Maria e Alessio, ritrovati solo nel 2007, sono stati collocati lì in un secondo tempo) e nel 2000 Alessandra, Nicola e i figli sono stati canonizzati dalla chiesa ortodossa.
Quali che siano state le loro colpe o debolezze, Nicola e Alessandra non erano i mostri che la Russia rivoluzionaria tentò di dipingere: erano soltanto due persone inadeguate a ricoprire quel gravoso ruolo di governo; Nicola era un tipo indeciso, mite, una nullità, ma non era cattivo; Alessandra era una donna schiva, dal carattere non sempre facile, ma era una donna devota al marito e una madre che curava e si preoccupava dei suoi figli. Lei e il marito non desideravano il male altrui... ma il destino li ha chiamati a recitare un ruolo ingrato, ruolo che alienò loro la stima dei sudditi e che decretò la loro drammatica fine. Proprio come era accaduto centotrenta anni prima in Francia agli sventurati Luigi XVI e Maria Antonietta; sbalordiscono le somiglianze e i cattivi presagi che accomunano le vite della regina di Francia e della zarina: entrambe straniere incomprese da un regno non loro, entrambe vittime innocenti di una terribile rivoluzione.
Ma, se possibile, nella tragica fine dei Romanov c'è un aspetto ancora peggiore. La cosa peggiore in questa vicenda è che il loro sacrificio spianò la strada ad una Russia mille volte peggiore di quella che era finita per sempre quel giorno di luglio a Ekaterinburg.



lunedì 17 marzo 2014

La bella e la bestia



Dalla versione della fiaba di Madame de Villeneuve, un mercante in seguito all'affondamento delle sue tre navi, ormai in rovina, è costretto a trasferirsi con i suoi sei figli in una casa modesta in campagna. Quando l'uomo scopre che una delle navi si è salvata, intravedendo la possibilità di riconquistare una posizione sociale dignitosa per sé e la sua famiglia, parte per la città; ma lì l'attende un'amara realtà: la merce presente sulla nave serve a malapena a coprire i suoi debiti. Sconsolato torna a casa, ma colto da una tormenta di neve finisce per smarrirsi e trova rifugio in un misterioso castello. Lì trova cibo e oggetti preziosi da portare in dono alle due superficiali figlie, ma quando dal giardino coglie una rosa destinata a Belle, la figlia prediletta, si palesa il padrone di casa: un'orrenda e arrabbiata bestia; avendo ripagato la sua ospitalità con un furto, la bestia pretende la vita del mercante e gli concede di tornare a casa poche ore per salutare i suoi cari. Belle, sentendosi responsabile per la sorte del padre a causa della richiesta di avere in dono una rosa, decide di andare al castello e sacrificare la sua vita al posto di quella del genitore. Prigioniera nel castello, pian piano scoprirà la storia della tormentata creatura e forse riuscirà ad amare la bestia al di là di tutto...

Nuova trasposizione cinematografica francese diretta da Christophe Gans, La bella e la bestia si riallaccia in maniera più fedele alle versioni originali della celebre fiaba, in particolare a quella narrata da Madame de Villeneuve intorno al 1740. La trama rappresenta gli elementi principali della storia: un principe tramutato in bestia a causa delle sue mancanze che può tornare umano solo riuscendo a farsi amare per quello che è, una fanciulla che si ritrova in una situazione a dir poco fuori dal comune e deve riuscire ad andare oltre le apparenze per comprendere il disagio del suo "ospite". Nel film è presente il tema della colpa, intesa sia come offesa e danno alla natura sia come avidità e superficiale ricerca della ricchezza. In opposizione, si affronta anche il tema della semplicità di vedute e del contentarsi di ciò che si ha, perché la vera felicità sta nelle piccole cose. Il tema centrale, ovviamente, è quello dell'amore: ciò per cui vale la pena vivere e morire; e l'unica via di salvezza, la sola forza in grado di liberare la bestia dalla maledizione e rinnovare il principe ad una vita felice in pace con i fantasmi del passato. La figura di Belle rappresenta, come sempre, la purezza di cuore che si oppone all'oscurità iniziale della bestia.

Questa versione de La bella e la bestia sa essere molto particolare e originale per certi aspetti. Mi è piaciuto l'espediente attraverso cui scopriamo le ragioni della maledizione della bestia: Belle per magia nei suoi sogni rivive il passato del principe; mi è piaciuta la storia del principe e ciò che l'ha portato a mutare di aspetto. L'espediente dei sogni-flashback è davvero originale e permette un paio di colpi di scena inaspettati. Mi è piaciuto il rapporto tra Belle e la bestia, fatto di incomprensioni che via via vengono appianate (qui si potrebbe obiettare che l'innamoramento di Belle è troppo repentino e poco motivato, ma il poco approfondimento del loro rapporto e la poca evoluzione sentimentale tra i due è un difetto proprio delle versioni originali della fiaba: solo la versione Disney approfondisce pienamente il cambiamento dell'uno nei confronti dell'altra; inoltre, in questo caso, sono proprio i sogni che permettono a Belle di cambiare prospettiva e "rivalutare" la bestia). Mi è piaciuto il sottotesto ecologico del film che insegna il rispetto per la natura e per le sue creature. Mi è piaciuta anche la critica alla brama di ricchezza e alla superficialità. Il film c'insegna in primo luogo a non pretendere tutto e subito, ma a saper accogliere i doni della vita nella loro inaspettata meraviglia.

Il film è fatto benissimo, quasi con mezzi hollywoodiani! Ottimi gli effetti speciali. Incantevole il castello della bestia avvolto nel mistero e pieno di rose! Assolutamente stupendi i costumi di Belle! Soprattutto quello rosso! Bella la colonna sonora! Suggestiva questa Francia fiabesca e magica. Bravi i protagonisti: l'affascinante e tormentato Vincent Cassel e la bellissima e determinata Léa Seydoux. Infine, strane ma tenere le simpatiche creaturine che popolano il castello...
La bella e la bestia è una delle fiabe più amate e conosciute al mondo, quale che sia la sua interpretazione è quella che, più di tutte le altre, sa veicolare importanti insegnamenti e valori di cui fare tesoro. Questa versione è particolarmente originale e, se vogliamo, insolita... ma non manca della magia unica che ha questa favola. Quando poi il cinema europeo sa farsi hollywoodiano per invenzioni e voglia di mettersi in gioco non può non incantare!

Voto: 8







mercoledì 12 marzo 2014

Una colonna sonora da favola per La bella e la bestia!

Oltre ad essere un bellissimo film, la nuova versione de La bella e la bestia ha una colonna sonora fantastica! L'autore delle musiche è Pierre Adenot
In particolare io mi sono innamorata della canzone del film Sauras-tu m'aimer cantata dal giovane cantante Yoann Fréget...

Questa è la versione francese...




... e questa è la versione inglese...




Meravigliosa in entrambe le versioni!

Questo invece è il tema musicale principale del film...



lunedì 10 marzo 2014

Storia d'inverno



In una magica NY intorno al 1915, in cui nell'ombra si svolge una serratissima lotta tra bene e male, il ladro Peter Lake, per una serie di eventi non puramente casuali, s'innamora perdutamente della giovane Beverly, una ragazza di buona famiglia che sta morendo di consunzione. Come antichissime tradizioni popolari dettano, Peter - portatore di un proprio miracolo - potrebbe salvare Beverly con il suo amore... ma un inquietante demone è disposto a tutto affinché il bene non abbia la meglio. Quando ogni cosa sembra perduta... sarà il tempo a dare un senso al destino di Peter...

Tratto dal romanzo omonimo di Mark Helprin del 1983, Storia d'inverno è un dramma dalle atmosfere fantasy che ci riporta indietro in una New York degli anni Dieci luminosa e corrotta, in cui l'eterna lotta tra bene e male si svolge tra le strade di tutti i giorni, tra bui vicoli e paesaggi innevati. In questo contesto si muove Peter Lake, abbandonato alla nascita, cresciuto tra furtarelli e la voglia di sopravvivere in un mondo difficile; da antieroe si trasforma nell'eroe della vicenda grazie all'innato buon cuore di fondo e soprattutto grazie all'amore vero per una fanciulla innocente e angelica, una fanciulla che si muove con passo di angelo nei suoi ultimi giorni terreni con la leggerezza di chi sa di appartenere alle stelle. E l'incontro di Peter e Beverly, agevolato da un cavallo alato davvero speciale, è l'incontro di due anime destinate a un disegno più grande, che né loro né noi spettatori possiamo comprendere prima della fine. La loro storia d'amore tragica e struggente, oltre che spezzarci il cuore è soprattutto il punto di partenza per quel miracolo destinato ad avvenire in circostanze, tempi e luoghi sorprendenti...
Proprio di questo parla Storia d'inverno: del destino che ognuno di noi ha... e di come a volte si compia attraverso un disegno imperscrutabile. Il più delle volte gli accadimenti della vita ci sembrano casuali, ci sembrano ingiusti, ci sembrano senza senso... e ci arrovelliamo nel tentativo di venirne a capo... eppure ogni cosa che ci sembra dettata da uno scherzo del destino ha una spiegazione, è parte di un disegno più grande che solo infine saremo in gradi di comprendere. Questo ci dice Storia d'inverno. Tutti gli eventi nella vita di un essere umano hanno un senso, ognuno di noi ha un destino da compiere, ognuno di noi prima o poi riuscirà a dare un senso al proprio percorso... bisogna solo avere la pazienza di aspettare il momento giusto. E' tutto scritto e non si può fare altro che andare incontro al proprio destino. E ancora di più in un mondo in cui angeli e demoni si celano dietro maschere di ordinaria normalità dobbiamo avere la forza di essere noi stessi fino alla fine. Storia d'inverno prendendo in prestito l'antichissimo dualismo tra bene e male e vecchie tradizioni popolari ribadisce la necessità di non smettere di credere che i miracoli siano possibili anche e soprattutto quando sembra tutto perduto, perché se ci credi e non ti lasci abbattere dalle difficoltà della vita i miracoli possono avvenire davvero.
Questo è anche un racconto d'amore, una storia d'amore vera e profonda che seppur breve e funestata fin da subito dal gelido tocco della morte insegna che vale sempre la pena amare, amare pienamente perché è l'amore il più grande, straordinario miracolo che ci sia. Le atmosfere invernali e fantasy rendono questo film quasi una fiaba, una fiaba con un eroe, una principessa e un cattivo, una fiaba che emoziona e commuove.

Sì, questo film emoziona e commuove molto (io ho pianto praticamente ininterrottamente per metà film!), fa sognare, fa persino riflettere e incanta. Non che non abbia qualche difetto qua e là, ci sono alcuni dettagli che lasciano perplessi, ma forse sono le imperfezioni a rendere Storia d'inverno un film tanto appassionante. Ottimo il cast: da Colin Farrell a Russell Crowe, da Jessica Brown Findlay a Jennifer Connelly, assolutamente inedito il cameo di Will Smith in un ruolo davvero inusuale per lui. Magica e suggestiva la NY di inizio Novecento e ottimi gli effetti speciali.
Storia d'inverno è un film imperfetto (lo è) su quanto siano le imperfezioni umane a rendere possibili i miracoli di tutti i giorni!

Voto: 8

lunedì 3 marzo 2014

And the Oscar goes to... 2014

Poche ore fa al Dolby Theatre di Los Angeles si è svolta la cerimonia degli Oscar, cerimonia (anche) sotto il segno dell'Italia! Infatti, la notizia principale non può che essere la vittoria dell'Oscar come miglior film straniero de La grande bellezza di Paolo Sorrentino! Pronostico rispettato per il film italiano che, dopo aver dominato le serate di premiazione da una parte all'altra dell'oceano, si aggiudica anche il premio cinematografico più importante del mondo. Così dopo tanti anni il cinema italiano torna ad essere ammirato e premiato! Anche se non ho visto il film, sono molto felice di questa importante vittoria!

L'Oscar per il miglior film è andato allo struggente 12 anni schiavo di Steve McQueen, premio meritatissimo! Il film sulla vicenda di Solomon Northup ha vinto anche l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Gravity si è aggiudicato 7 Oscar: miglior regista per Alfonso Cuaron, miglior colonna sonora originale, più una serie di premi in categorie tecniche. Spike Jonze ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale per Her.
La straordinaria Cate Blanchett ha vinto l'Oscar (il secondo per lei) come miglior attrice protagonista per Blue Jasmine. Matthew McConaughey ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista per Dallas Buyers Club. Lupita Nyong'o ha vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista per la sua struggente interpretazione in 12 anni schiavo, premio super meritato il suo! Jared Leto ha vinto l'Oscar come miglior attore non protagonista per Dallas Buyers Club.
Frozen ha vinto due Oscar: miglior film d'animazione e miglior canzone con la bellissima Let it go. Il grande Gatsby si è aggiudicato l'Oscar per i migliori costumi e la migliore scenografia.

Ecco le foto più belle della serata!




Ewan McGregor e Viola Davis hanno consegnato l'Oscar a Sorrentino. Ho scelto questa foto per una ragione ben precisa: forse questa è la mia sola occasione di vedere il mio adorato Ewan sul palco degli Oscar...




Il trionfo di Paolo Sorrentino con La grande bellezza












Il trionfo di 12 anni schiavo




Steve McQueen




Cate Blanchett








Matthew McConaughey






Lupita Nyong'o








Vince anche l'Oscar per l'abito più bello della serata! Veramente elegante!






Jared Leto






Alfonso Cuaron: miglior regista




Spike Jonze




Gli autori di Frozen




Gli autori di Let it go, la canzone di Frozen




Catherine Martin, moglie di Baz Luhrmann, vince l'ennesimo Oscar per i costumi de Il grande Gatsby! Quanto vorrei che anche il marito vincesse finalmente un Oscar...






Beverley Dunn e Catherine Martin sorridenti per l'Oscar per la migliore scenografia sempre per il film di Luhrmann